Cosa significa ARDF e che cos’è?
Risposta del ARDF WG della IARU Region 1: “L’ARDF (Amateur Radio Direction Finding) unisce competenze radioamatoriali come la costruzione di trasmettitori e ricevitori, la conoscenza dei fenomeni di propagazione in HF e VHF, la modellazione di antenne, la valutazione della forza e la qualità dei segnali ricevuti (e anche conoscenze di base del codice Morse!) con le competenze di orientamento come il corretto utilizzo delle mappe e dei suoi simboli, l’uso della bussola nel tenere posizioni e azimut, la conoscenza continua della propria posizione sul terreno (senza l’utilizzo di apparecchiature satellitari GPS), e, ultimo ma non meno importante, con la capacità, derivante dalla propria forma fisica, di percorrere alcuni chilometri a piedi su un terreno diversificato, per lo più boschivo”.
L’ARDF è un’attività radiantistica?
La domanda è lecita dato che alcuni l’assimilano ad una specie di caccia al tesoro. Ma al di la delle opinioni personali, l’ARDF, di fatto, è una delle poche specializzazioni radiantistiche di sperimentazione dove il radioamatore può sentirsi l’artefice sia teorico che pratico delle soluzioni tecnologiche che usa. Dietro questa attività, apparentemente ludica per il profano, c’è invece un dinamismo conoscitivo che contempla tutti gli aspetti fondamentali del radiantismo.
Questa risposta si completa con quella data alla domanda “Cosa significa ARDF e che cos’è?”.
Qual’è il compito dei partecipanti ad un evento ARDF?
Il loro compito è di scovare, seguendo la direzione di provenienza del segnale radio, cinque o più trasmettitori di bassa potenza nascosti a distanza adeguata ciascuno dall’altro. La scoperta di un trasmettitore nascosto deve essere confermata dalla presenza personale sul posto e dalla punzonatura del relativo talloncino consegnato alla partenza. Il vincitore della manifestazione è un dilettante che scopre tutti i trasmettitori prescritti e arriva al traguardo in un tempo più breve possibile.
Dove posso trovare i regolamenti ufficiali per i Campionati ARDF?
Il gruppo di lavoro ARDF della IARU mantiene i regolamenti per i campionati internazionali ARDF, in particolare i campionati della regione 1 IARU e i campionati del mondo che si svolgono nella regione 1. Queste regole possono anche servire da linea guida per le norme nazionali e per le regole in altre regioni IARU. Chi fosse interessato a organizzare in Italia un campionato perfettamente aderente alle direttive IARU, al seguente Link si possono trovare le linee guida e i regolamenti aggiornati. Tuttavia c’è anche da rispettare la legislazione e normativa italiana che regolamenta le attività sportive, tra le quali avere l’autorizzazione del comune dove si svolgerà il campionato, la presenza di un medico di gara, e così via.
Al posto di ARDF si usa spesso il termine Radiocaccia, è la stessa cosa?
Nel significato si, ma non nella prassi di esecuzione. Sebbene l’ARDF sia sostanzialmente un’attività di radiocaccia, è un acronimo coniato dalla IARU per il proprio gruppo di lavoro, avente lo scopo di uniformare a livello internazionale regole e modalità locali anche molto diverse le une dalle altre. Prevede nella radiolocalizzazione eventi sportivi agonistici, a livello dilettanti, eseguiti di corsa a piedi su due bande radioamatoriali, 80 metri e 2 metri, ed eventi Sprint in 80 metri. Quindi “radiocaccia”, “caccia alla volpe”, “fox hunting” e simili, sono tutt’ora le denominazioni usate dai radioamatori per gli eventi di radiolocalizzazione locale, laddove vengono utilizzate regole difformi dalla IARU, per esempio svolte in automobile anziché a piedi, rispettando ovviamente i limiti di velocità, oppure a piedi senza correre, e così via. Soprattutto vengono interpretati e proposti in Italia come un gioco dalle spiccate caratteristiche educative al radiantismo, non come uno sport che sviluppi le capacità fisiche. La differenza tra il “gioco” della radiocaccia e lo “sport” dell’ARDF è sottile. In generale in una gara sportiva è fondamentale portare l’impegno atletico all’estremo e a divertirsi sono gli spettatori, invece in un gioco didattico, come la radiocaccia, a divertirsi sono i partecipanti.
Perché un trasmettitore ARDF viene chiamato volpe?
Risposta di IØAMS: “Non so se esista una ragione precisa, suppongo che questa comparazione derivi semplicemente dal fatto che l’elemento che caratterizza la volpe è la sua furbizia nel non farsi scovare, il luogo dove viene posizionato il TX è dunque immaginato come la sua tana, e la furbizia di una volpe è quella di saper trovare i luoghi migliori per nascondersi, perché il cacciatore è ostinato e farà del tutto per poterla scovare”.
Perché non usare volpi a trasmissione continua?
E’ solo una questione di buon senso, in tal caso ogni trasmettitore dovrebbe avere un canale diverso e siccome le potenze che si usano normalmente sono comprese tra 0.1 e 3 W e il numero delle volpi non sono meno di 5, il rischio di provocare interferenze alle altre attività radioamatoriali non è da sottovalutare. E’ necessaria dunque una certa discrezione affinché gli altri OM non considerino la radiolocalizzazione come un’attività invasiva e di disturbo.
Le soluzioni sono due:
- utilizzare volpi con frequenze diverse ma con potenze di trasmissione fino a una decina di milliwatt,
- oppure le volpi dovranno essere temporizzate ciclicamente e trasmettere tutte su un’unica frequenza.
Ebbene la 2 è la soluzione prevista dalla IARU nei campionati ARDF internazionali. Inoltre vi sono anche delle ragioni tecniche, una volpe temporizzata consuma meno energia, pertanto le batterie potranno essere più piccole perché avranno maggiore autonomia rispetto ad una trasmissione continua, inoltre l’uso di una sola frequenza semplifica e rende più economica l’autocostruzione.
La radiocaccia è un’attività costosa?
Dipende! Per chi partecipa dipende dal numero di eventi a cui intende prendere parte in un anno, per gli organizzatori dipende dai premi messi in palio. L’attrezzatura specifica di cui bisogna dotarsi ha invece un impatto poco significativo al confronto dei costi ricorrenti di partecipazione o di organizzazione.
Sinteticamente qual’è il giusto metodo per affrontare utilmente una radiocaccia?
Il metodo che da la possibilità di verificare la precisione raggiunta dalle proprie apparecchiature e di poter assimilare al meglio le tecniche e le conoscenze che permettono in base alla orografia del terreno il minimo sforzo nella ricerca. Inoltre aiuta molto l’esperienza e i consigli degli esperti a cui bisogna attingere a pieni mani.
Arrivare primi in classifica è importante?
Arrivare primi in classifica non è un grande merito, significa che si è fatto solo meno errori degli altri e nondimeno può incidere occasionalmente anche la fortuna.
L’ARDF può essere utile al radioamatore?
Certamente si. Partecipare a questi eventi radioamatoriali permette di stare in compagnia di colleghi solitamente ascoltati stando seduti davanti a una radio, di incrementare nuove amicizie e nuove esperienze dalla condivisione al confronto sia delle strategie di ricerca che dell’ingegno utilizzato nella realizzazione delle proprie attrezzature.
Qual’è il vero proposito dell’ARDF?
Quello di far avvicinare e interessare i giovani alla cultura radiantistica, attraverso un’attività tecnica e pratica, semplice, completa e divertente per tutti.